Israele, la guerra peggiora la crisi del settore tech

Israele, la guerra peggiora la crisi del settore tech

Israele, la guerra peggiora la crisi del settore tech


L’attacco di Hamas a Israele e la risposta di Tel Aviv hanno sconvolto gli equilibri del quadrante mediorientale, con una serie di conseguenze molto diverse e difficili da quantificare. Gli aspetti economici e di business sono finiti subito sotto i riflettori, coinvolgendo anche il settore tech israeliano, un vero e proprio asse portante del Paese.

Gli investitori e gli analisti hanno espresso tutti i loro timori per la stabilità delle aziende tecnologiche che operano in Israele durante questa fase, chiedendo di rafforzare la sicurezza delle imprese. Con il passaggio a uno stato di vera e propria guerra, molti osservatori temono che l’industria possa subire dei contraccolpi importanti.

L’ascesa del settore tech

Lo sviluppo del settore tecnologico israeliano è partita nel 1974, quando Intel ha stabilito una presenza nel Paese. Gli anni Novanta sono stati il punto di svolta, con la nascita di un solido ecosistema di startup. Questa trasformazione ha portato Israele a diventare in breve un punto di riferimento globale per l’industria, il secondo centro tecnologico al mondo dopo la Silicon Valley, con migliaia di aziende all’opera.

Tel Aviv ha guidato l’innovazione globale in materia di sicurezza informatica e intelligenza artificiale. Le compagnie high tech sono state per decenni il settore in più rapida crescita in Israele e hanno trainato la crescita economica locale, rappresentando il 14% dei posti di lavoro e quasi un quinto del prodotto interno lordo. Oggi sono circa cinquecento le multinazionali che operano nel Paese e hanno stabilito soprattutto centri di ricerca e sviluppo dopo aver acquistato startup israeliane. Da Intel a Ibm, fino a Apple, Microsoft, Google e Meta: tutti i giganti vantano una presenza nell’area.

In questi giorni il settore è stato colpito dalle pressioni dei mercati, con le azioni delle società con un’esposizione commerciale in Israele che hanno accusato un netto ribasso a causa del conflitto. Si tratta di compagnie come Mobileye Global, azienda di auto senza conducente quotata negli Stati Uniti e controllata da Intel, nonché la più grande società israeliana per capitalizzazione, come il produttore di chip Tower Semiconductor o la società di cybersicurezza Check Point Security.

Economia di guerra?

Ci stiamo preparando per affrontare questa situazione nel lungo periodo“, ha dichiarato a Reuters Noam Schwartz, inventore e amministratore delegato di origine israeliana di ActiveFence, un’azienda tecnologica specializzata in sicurezza online con sedi a New York e Tel Aviv. La società continuerà a servire i clienti durante il conflitto, anche se è probabile che lui debba tornare in Israele per il servizio militare. “Abbiamo abbastanza persone nel mondo per assicurarci che tutto sia sotto controllo“, ha aggiunto il dirigente.



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di Francesco Del Vecchio www.wired.it 2023-10-11 05:00:00 ,

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